Dal testo di Guglielmo Gigliotti: «Che forma dare allo straniante che abita le cose e allo straniero che abita in noi? E il meraviglioso, questo sentimento così poco redditizio ma così gravido di bellezza: come dipingerlo?
Ceccotti e Verrelli prendono in prestito squarci di Roma, particolari talvolta irrilevanti, e chiedono loro di cantare il grande enigma della vita. Lo fanno però con modalità sommesse, cercano una Roma secondaria, e la immergono in luci immobili e astratte, la impregnano di assenze e di silenzi e le insufflano quello che de Chirico definiva il presagio del non senso dell’universo. Sono immagini-dubbio, in Ceccotti ispirate al cinema noir, in Verrelli ad Hopper e ai precisionisti, ma per entrambi immagini insieme chiare ed ermetiche, al contempo viste e sognate. Sono immagini-dubbio perché loro per prime, le immagini, dubitano che le apparenze che contengono siano la realtà, dubitano quindi di se stesse.
Nella loro apparente solidità ed evidenza, a brillare è sempre il lato notturno della luce e le vertigini nascoste nel banale. In altre parole, Ceccotti e Verrelli sono dei chiaroveggenti.
Maniero Associazione Culturale
via Dell’Arancio 79
00186 Roma
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