Tribeca Film Festival goers will be treated to an important history lesson this weekend in the form of a beautiful, moving short film made by director Marta Savina.
Viola, Franca is the true story of a young Sicilian woman named Franca Viola who was raped and nearly forced to marry her attacker, which before the 1980s, was common place in Italy. Viola defied society and rebelled against this absurd practice by refusing to marry the young man. That defiance led to the law being abolished. In researching the details behind the making of this film, I thought it would be poignant to hand this story over to a young, ambitious Sicilian journalist Maria Ilenia Crifò Ceraolo who grew up near Viola's hometown. I interviewed Maria Ilenia back in 2015 when I reviewed Marco Turco's film about Oriana Fallaci. She gave a moving account of Fallaci and her legacy on women journalists, so I thought it would be fitting for her to review this story of female resistance so beautifully told by a female director. Maria Ilenia's original Italian version follows my translation.
A different Sicily, far from what I am used to today, is described in the 15-minute short film Viola, Franca, directed by Marta Savina. Also nominated for a 2017 David di Donatello, Savina will present her film at the prestigious Tribeca Film Festival.
The film speaks of a true story, which happened not so long ago: 1965 in Alcamo, a village in Trapani. A young woman named Franca Viola was raped by a boy, Filippo Melodia, who wanted to marry her. At the time, it was lawful for a man to rape a woman he had wanted to marry. In those days, the woman would agree to the marriage. Franca Viola, however, would not hear of it. She refused to marry her rapist and in doing so, completely rebelled against everything and everyone. Thanks to Viola's defiance, the laws have been changed and this unjustness was abolished.
In Savina's film, the fundamental moments symbolizing women's emancipation are told through a narrative made up of many intense and significant glances with profound and loquacious silences that far outweigh what the characters would have been able to express in words. The story begins with a flashback that starts from the moment of violence that Franca Viola (Claudia Gusmano) is forced to endure, and concludes with her smile as she decides to face the people of her town. In that moment, she holds her head high, letting go of those who felt that she was guilty of the crime committed against her. A courageous choice made possible by the unconditional support of her father (Ninni Bruschetta), there's is a profound relationship of complicity and small gestures. A special empathy leads him to realize what happened when he does not find his daughter working in the fields. The father and daughter share a long and moving embrace shortly after Viola returns from the violence that consumed her behind the fixed image of a closed door in deafening silence.
With her example, Franca Viola undoubtedly gave many other women after her the power to oppose the custom that for too long had been accepted in silence. Perhaps she became this sort of spokeswoman for all those who had not succeeded to find their own courage. And yet, unfortunately, we still talk about cases in which women are denied the freedom to choose. With Viola, Franca, Martina Savina reminds us of the hope we find in the heart of a woman who does not give up.
Una Sicilia diversa, a tratti lontana da quella che io sono
abituata a vivere oggi, è descritta nei 15 minuti del cortometraggio “Viola,
Franca”, diretto da Marta Savina, già candidato ai David di Donatello 2017 e
nei prossimi giorni in gara al prestigioso “Tribeca Film Festival”.
Eppure il film parla di una storia vera, accaduta in fondo
nemmeno troppi decenni fa: intorno al 1965 ad Alcamo, un paesino nel Trapanese,
una giovane di quasi 18 anni di nome Franca Viola, venne violentata da un
ragazzo, Filippo Melodia, che avrebbe voluto sposarla; una legge del tempo
prevedeva infatti le nozze riparatrici e lo stupro aveva l’obiettivo di
costringerla a prendere come marito quello stesso uomo che le aveva usato
violenza. Franca però si rifiutò di scendere a compromessi e, ribellandosi a tutto
e a tutti, continuò ad opporsi fermamente alle pretese di quel ragazzo che lei
non amava, senza mai sposarlo. Probabilmente, anche grazie al suo esempio la
Sicilia oggi mi appare un po’ differente da allora: infatti, negli anni 80 del
secolo scorso, quella stessa legge così poco legale sul matrimonio riparatore è
stata abolita, proprio a seguito del coraggioso gesto di Franca Viola.
Nella pellicola della Savina sono ripercorsi in pochi ma
densi passaggi, i momenti fondamentali di questa vicenda simbolo
dell’emancipazione femminile, attraverso una narrazione fatta di molti sguardi
intensi e significativi e di silenzi profondi e loquaci, che superano di gran
lunga ciò che al loro posto avrebbero potuto esprimere le parole. Interpreti
principali del film, interamente girato a Galati Mamertino, in provincia di
Messina, sono Claudia Gusmano, peraltro assai somigliante a Franca Viola da
giovane, Ninni Bruschetta, nel ruolo padre di Franca, Bernardo, Carlo
Calderone, nel ruolo di Filippo Melodia, e Maurizio Puglisi, nel ruolo del
parroco del paese don Valerio.
Questo racconto così vero, inizia con un flashback che parte
dal momento successivo alla violenza subita da Franca, e si conclude con il suo
sorriso, appena accennato, quando decide di affrontare, nel corso di una festa
religiosa, la gente del suo paese a testa alta, rinunciando a fuggire da chi la
voleva quasi colpevole di ciò che era accaduto. Una scelta coraggiosa e resa
possibile anche dal sostegno incondizionato del padre della giovane: dal
cortometraggio emerge difatti un rapporto profondo, fatto di complicità e di
piccoli gesti, un’empatia speciale che conduce Bernardo ad intuire, quando non
ritrova sua figlia a lavorare nei campi, quello che purtroppo stava succedendo;
e poi il lungo e commovente abbraccio, nel momento in cui i due si ritrovano
per strada, mentre Franca fa ritorno dal luogo in cui si era consumata la
violenza. Poco prima, l’immagine quasi fissa di una porta chiusa e, ancora una
volta, un silenzio assordante, avevano narrato quel sopruso terribile con la
delicatezza di chi non vuole rinnovare una ferita.
Con il suo esempio, Franca Viola ha indubbiamente dato a
tante altre donne dopo di lei, la forza di opporsi a quella consuetudine che
per troppo tempo era stata accettata in silenzio, facendosi pure portavoce,
forse suo malgrado, di tutte coloro che non erano riuscite a trovare il suo
stesso coraggio. Ed anche se, ancora adesso, purtroppo si continua a parlare di
casi in cui alle donne viene negata la libertà di scegliere, in “Viola, Franca”
e soprattutto in quel primo piano finale di Franca di cui parlavo prima,
ritroviamo tutta la franchezza e la speranza di un cuore di donna che non si
arrende.
Viola, Franca will be shown in the Postcards section of the Tribeca Film Festival, which highlights the work of women in film. The screenings are sold out and rush only at this time. Click here for more information about the film and its director.
With this article, journalist Maria Ilenia Crifò Ceraolo has officially joined Italian Cinema Today as our Italy correspondent. Check back here for more of her interesting perspective on Italian cinema and the stories which inspire its prolific filmmakers.
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